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Sognando l'Isola

Recensione a cura di Nicola_Manna

Antonio, persona burbera e scontrosa muore lasciando in eredità alla sua unica sorella Adele, ultima parente della famiglia, alcuni possedimenti di un’ isola molto lontana e a lei totalmente sconosciuta fino a quel momento: l’Isola dei Delfini.

La sorpresa di Adele è proporzionale all’indecisione e alla paura di decidere cosa fare di tale eredità. La donna, infatti, è messa di fronte all’ennesimo bivio della propria vita: lasciarsi travolgere dall’entusiasmo del genero Giorgio che vede proprio in questo regalo inaspettato l’occasione di dare una svolta alla propria vita e a quella della sua famiglia o donare il lascito ad altri e continuare a vivere nella sua città come se nulla fosse mai accaduto? Alla fine Adele segue i consigli di Giorgio e decide di partire per questa nuova avventura, convinta di farcela anche questa volta. Riescono, entrambi, anche a convincere Ginevra, moglie di Giorgio e unica figlia di Adele, nonostante alcune sue giuste perplessità legate ad una decisione tanto importante quanto improvvisa. La famiglia Comelli è attesa , di li a poco, da un lungo e faticoso viaggio, complicato anche dalla presenza dei figli della coppia (e nipoti di Adele), Leonardo e Daniele.

L’arrivo sull’isola non sarà quello che si aspettavano. Difficoltà enormi sono all’ordine del giorno, abituarsi ad una nuova vita così diversa e problematica, non è per niente facile. Grazie però, alla forza e all’entusiasmo dei protagonisti e alla presenza di persone adorabili la famiglia Comelli riesce ad inserirsi nella nuova realtà nella maniera migliore e soddisfacente per tutti. Dopo un iniziale e lecito scetticismo da parte degli abitanti dell’Isola dei Delfini, il signor Comelli riesce a convincerli che cambiare vita è possibile. Mano a mano che passa il tempo ottiene la fiducia di tutti e le cose cominciano a cambiare totalmente. Un’altra vita, un’altra bella favola da vivere momento dopo momento.

Fino ad un’ incantesimo che macchierà per sempre la saga della famiglia Comelli.

Niente di nuovo sul fronte occidentale

Recensione a cura di BalkanBeast

Soffrivo di continue depressioni. Nel tentativo di superarle cercavo di scoprirne la causa e quest’analisi mi riconduse all’esperienza della guerra.

Le ombre della guerra gravano su tutti noi sebbene non ne fossimo consapevoli.

Quando me ne resi conto iniziai a scrivere di getto.”

E. M. Remarque.

L’autore viene precocemente strappato agli studi nel 1916, inviato a difendere la patria tedesca sul tristemente noto fronte occidentale.

Il fronte di Verdun, nella battaglia delle Fiandre.

Remarque uscirà profondamente lacerato nell’animo, sconvolto nel profondo del suo pensiero ed alla ricerca di una spiegazione a quel ricordo troppo vivo che è la guerra.

Analogamente alla vita dell’autore il protagonista dell’opera è un giovane tedesco, richiamato a compiere il proprio dovere sviando gli studi.

E’ Paul Borner il personaggio centrale dell’opera, Remarque attraverso il suo omonimo comincia la stesura di un romanzo che va nell’intimo del protagonista stesso, raccontando con minuziosa cura dei dettagli e quasi a livello di reportage la tremenda esperienza della guerra.

Sono troppi gli eventi magnificamente redatti nella loro brutalità perchè siano elencati; la scrittura è asciutta, cruda e semplice delineando l’opera come una massima antimilitarista; in essa troviamo non solo gli avvenimenti legati ai personaggi, ma troviamo gli eventi che hanno segnato l’umanità intera allo scoppio della prima guerra mondiale.

Una guerra che come tutte le guerre genera un mondo nel quale il razioncinio è impossibile da mantenere, dove a regnare è l’istinto crudele ed animalesco e dove non vengono soltanto distrutte le impostazioni che regolano la vita civile, ma dove l’individuo stesso viene distrutto, materialmente e psichicamente. Questo è il mondo della trincea, il mondo di “Niente di nuovo sul fronte occidentale”.

Il libro è un’ opposizione alla retorica imperiale tedesca che viene smantellata dalla penna dell’autore, la stessa retorica che spinse una generazione di giovani al macello per parole grosse come onore, patria, orgoglio e cameratismo; riuscendo soltanto nel togliere ogni futuro a migliaia di ragazzi ancora adolescenti.

L’opera di Remarque susciterà lo sdegno del partito nazionalsocialista, rendendolo ostile al potere che nel 1933 brucierà le sue opere ritenute e denominate arte degenerata.

Ma il libro resta un’opera tradotta in più di 50 lingue, da leggere assolutamente.

Un’opera che ha raccontato e fatto storia.

L'amante della cina del nord

Recensione a cura di Anna M

Il film “L’amante”, tratto dall’omonimo romanzo, offre a Marguerite Duras l’occasione di tornare a parlare della sua adolescenza a Saigon, in Vietnam. La scrittrice francese, delusa dalla versione cinematografica, viene a sapere della morte del suo vecchio amore e decide di narrare nuovamente la storia della bambina bianca cresciuta in Cocincina e del giovane e ricco cinese che le insegnò ad amare. In “L’amante della Cina del Nord” la Duras sembra utilizzare una sorta di lente di ingrandimento: la relazione tra i due innamorati è amplificata; l’autrice descrive ogni particolare, ogni sensazione, ogni gesto dei protagonisti, dando dei suggerimenti, simili più che altro a dei veri e propri ordini, che il futuro regista dovrà seguire, qualora voglia girare un film che narri la storia del suo amore. Il lettore si troverà di fronte ad un vero e proprio copione, dove i protagonisti non hanno un nome: la scrittrice si limiterà a designarli con due termini, ossia la bambina e il cinese. Se ne “L’amante” Marguerite Duras lascia spazio anche ad altri avvenimenti che riguardano la sua vita, ne “L’amante della Cina del nord” la protagonista assoluta sarà la sua storia d’amore. Sullo sfondo, vi è il Vietnam degli anni trenta, il Mekong, il colonialismo, la disperazione. La bambina, orfana di padre, ha sedici anni, due fratelli, frequenta il liceo ed è la figlia di un’insegnante di francese che, in seguito ad un investimento sbagliato, ha ridotto la sua famiglia sul lastrico.

Marguerite Duras riesce a descrivere con sensibilità e coraggio le complicate dinamiche familiari: la crudeltà del fratello maggiore, l’amore sconsiderato che la madre prova per lui, così forte da spingerla a tentare di prostituire la figlia pur di acquistare l’oppio dal quale egli dipende, l’innocenza e la debolezza del fratellino, vittima delle violenze del fratello, l’affetto provato dalla ragazza per quel bambino “diverso” e, d’altro canto, l’odio nutrito nei confronti del figlio prediletto dalla madre. La bambina si sta recando al liceo quando incontra il cinese ventisettenne che le offre un passaggio: è l’inizio di una tormentata e intensa passione, che legherà profondamente i due protagonisti. La storia è destinata a interrompersi quando la ragazza parte per la Francia: a separarli, oltre alle diversità di ceto e razza, saranno soprattutto i caratteri dei due amanti. Infatti, se il cinese, già promesso a un’altra donna, è troppo debole per ribellarsi all’autorità paterna, la ragazza, dal canto suo, sa che non potrebbe vivere con lui per tutta la vita. Eppure, a distanza di molti anni, i due si ritroveranno e capiranno che l’amore che provavano l’uno per l’altra non si è mai spento veramente.

dracula

Recensione a cura di †Fallen_Whisper†

La vicenda descritta da Bram Stoker è uno dei classici per ragazzi più famosi; un celebre esempio di romanzo gotico.
Il racconto è ospitato in un’Europa antica, dall’Inghilterra alla nota regione della Romania, la Transilvania, terra nella quale sono ambientate le più famose storie di vampiri.
Dracula, l’affascinante uomo dagli aguzzi canini e dalla pelle candida, che con i suoi modi cortesi riesce sempre ad attirare le sue vittime, è il vampiro più famoso di tutti i tempi.

Tutta la vicenda è narrata dai personaggi che si scambiano lettere tra loro o che annotano le proprie giornate in un diario. Un semplice agente immobiliare inglese che viene catapultato in Transilvania per un atto di vendita; un cliente apparentemente normale che diventa il carceriere del nostro protagonista.
Sensazioni di paura, terrore, angoscia; immagini descritte dettagliatamente che ci fanno immedesimare esattamente nel racconto. Uno sbattere di ali contro la finestra, ululati di lupi, un senso di stanchezza dopo il riposo e il pallore nel viso. Semplice finzione o sintomi reali? Io non sottovaluterei la cosa…forse..il conte ha deciso di acquistare una dimora proprio vicino a voi…

313 pagine che a parer mio scorrono in un batter d’occhio. Quando ho deciso di leggerlo molta gente me lo ha sconsigliato in quanto libro lungo, e di conseguenza per alcuni noioso, ma in realtà già dal primo capitolo mi sono sentita integrata nella vicenda. Più andavo avanti nella lettura, più mi sentivo catturata dalla narrazione. Nonostante sia un classico inglese, è un libro che io vi consiglio, specialmente ora che arriva l’estate, a mio modesto parere, “sprecare” un po’ di tempo per questo libro è utile, sempre che la lettura si possa considerare un spreco di tempo.

La cruna dell'ago

Recensione a cura di Anna M

E’ difficile recensire uno dei più grandi capolavori di Ken Follett, ossia “La cruna dell’Ago”, senza avere il timore di non esserne all’altezza, di non riuscire a descrivere ed esaltarne le grandi qualità. Basti solo pensare che il “Los Angeles Times”, commentando l’opera, ha dichiarato: “Vi fermerà il cuore, vi gelerà i nervi… straordinario.” E, in effetti, in questo libro la suspense è assicurata: il thriller cattura completamente l’attenzione del lettore fino all’ultima pagina, per poi lasciarlo solo a rimpiangere di aver già terminato questa piacevole e intrigante lettura.

Nel capolavoro, ambientato durante la seconda guerra mondiale, si racconta la storia del Die Nadel, ossia l’Ago, nome in codice di una spia nazista dell’Abwehr, scelta personalmente da Hitler, che vive in Inghilterra sotto mentite spoglie. Tra le sue identità, vi è quella di Henry Faber, impiegato delle ferrovie, e del signor Baker, commesso viaggiatore. Spietato e astuto, l’uomo deve il suo nome alla peculiarità di uccidere le sue vittime infilzandole con uno stiletto nel petto, centrando direttamente il cuore. Molte spie tedesche hanno fallito il loro compito e sono state smascherate. L’Ago, invece, è l’unico a passare inosservato e a scoprire una messa in scena organizzata dagli alleati: è stata allestita una finta armata nella regione dell’East Anglia al fine di catturare l’attenzione dei tedeschi, distogliendola, così, dalle coste della Normandia, dove tra poche settimane dovrà avvenire lo sbarco.

Il segreto degli alleati è in pericolo: se il Die Nadel riuscisse a raggiungere la propria patria e a rivelare la propria scoperta, il D-Day fallirebbe, e le sorti dell’intera guerra sarebbero così ribaltate. Portare a termine la sua missione non è semplice, poiché l’uomo, per via di alcuni omicidi commessi, è stato identificato dall’ispettore Frederick Bloggs di Scotland Yard, e da Percival Godliman, uno storico medievale ricontattato dai servizi segreti britannici.

Riusciranno a fermare l’Ago? In questa caccia all’uomo, fondamentale sarà la presenza di una giovane donna, Lucy, che vive in una piccola e deserta isola in compagnia del marito David e del figlioletto Jo. Dopo aver perso entrambe le gambe in un incidente stradale, David è un uomo distrutto dal rimpianto di non aver avuto la possibilità di combattere per la sua patria come pilota della Royal Air Force. Preferisce, così, scaricare tutto il suo rancore sulla moglie Lucy, trattandola con disprezzo e scoraggiando ogni suo tentativo di avvicinamento. In questo complicato contesto familiare verrà a trovarsi, suo malgrado, il Die-Nadel. L’ispettore Bloggs e i suoi collaboratori non possono permettersi alcun errore: l’Ago è un nemico che non va assolutamente sottovalutato, un uomo straordinariamente abile e affascinante, tanto che finisce per farsi amare dal lettore. Infatti, leggendo l’opera, si rischia di tifare nel proprio intimo per la spia tedesca, forse stregati da un protagonista crudelmente magnetico.

la ragazza delle arance

Recensione a cura di NadiM

Un uomo sta per mollare gli ormeggi e lasciare la presa. Quando non gli viene dato più di vivere è giovane, ha una bella casa, una moglie che ama ed un figlio che ha solo quattro anni. Ha paura della morte, come tutti, ma ciò che più lo angoscia è che non vedrà il suo bambino crescere, diventare un ragazzo e poi un uomo: suo figlio resterà orfano di lui. Quest’uomo vuole in qualche modo “riparare”, vuole lasciare a suo figlio qualcosa di lui perciò gli scrive una lettera e chiede a sua moglie di consegnargliela quando sarà grande. Vuole attraverso questa missiva segreta e personale raccontargli di sé, della sua vita e di un grande amore che ha vissuto da giovane, insomma vuole che suo figlio lo conosca un po’ quando sarà grande e lui non ci sarà.
Georg ha quindici anni quando sua madre gli dona questo regalo che è un fardello, un mistero per tutti, anche per Georg stesso che si chiude in camera e si appresta a scoprire cosa suo padre, di cui ha solo un vaghissimo ricordo, vuole raccontargli.

E così inizia il racconto che ha per protagonista una giovane che se ne va in giro con un sacchetto di arance. Lui la segue, la cerca tra la gente, la vede apparire e scomparire continuamente. Fantastica su di lei e le sue arance. Scopre che le disegna, se ne innamora perdutamente, finalmente un giorno la sposa e così Georg scopre che la misteriosa e affascinante “ ragazza delle arance” è sua madre. Il padre gli racconta del loro amore, di quando lo hanno concepito e di come si sono amati; gli parla della bellezza della vita e lo invita a vivere pienamente ogni giorno che gli viene dato.
“La ragazza delle arance” è un romanzo doloroso, ma ottimista, che arriva al cuore con una leggerezza che ha dell’incredibile se si pensa ai temi che tratta. Gaarder, scrittore norvegese nato ad Oslo, ha una scrittura limpida che incanta chi legge ed è lo stesso incanto che si prova quando si legge un’antica saga nordica.